La bellezza dell'etica
Sostenibile è una parola che è entrata con prepotenza nelle narrative e strategie di vendita di molti settori, incluso il mondo della gioielleria e oreficeria. Pur tuttavia queste parole sono talvolta abusate, in maniera consapevole o meno, spesso mancando da una parte di una visione olistica del concetto e delle grandi complessità in campo, dall’altra della consapevolezza delle problematicità specifiche.
Il mio motto è «La bellezza è fragile» e vuol dire che la bellezza non può essere separata da ciò che è giusto e da ciò che è vero, che l'estetica deve sempre riferirsi all'etica.
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Nel 2016 abbiamo introdotto Oro Fairtrade in Italia, facendo di Maraismara il primo primo laboratorio orafo certificato del Paese, e scelto di utilizzare e supportare solo materiali preziosi ad esso coerenti.
Cominciai interrogandomi sul significato di “fatto a mano”, in particolare riflettendo su quanto fosse semplice sfruttare la narrativa evocata da questo concetto tacendo tutto il resto. “Fatto a mano”, nell’accezione comune, ha a che fare con la qualità e la genuinità, eppure un diamante di sangue può avere le stesse caratteristiche di uno estratto e tagliato responsabilmente, così come l’oro certificato Fairtrade è fisicamente identico a quello estratto dai bambini indonesiani che usano il mercurio a mani nude.
Più muovevo passi in questo settore, desiderosa di padroneggiare le tecniche necessarie a costruire una linea diretta tra mente e mani, più viaggiavo e parlavo con i fornitori, più imparavo a porre domande.
Bisogna guardare in maniera sorvegliata all'espressione "gioielleria etica", soprattutto ora che c’è sempre più interesse, da parte delle persone e delle aziende, verso una maniera di fare le cose più buona. Parole come 'responsabile', 'etico', 'onesto', 'sostenibile', 'buono' ed 'equo', per nominarne alcune, si ammassano e confondono, creando una nebulosa di significati nella quale resta difficile orientarsi. Si tratta di una espressione fuorviante perché si agisce sempre secondo un’etica, anzi, è proprio perché agiamo che siamo guidati da un’etica. “Etica”, dunque, non è una parola qualificante: la mia etica, ad esempio, potrebbe contemplare le pratiche della pena di morte e del lavoro minorile, oppure potrebbe aborrirle.
Il mondo della gioielleria, inoltre, è così complesso che alcuni concetti, pur se facilmente applicabili ai settori più disparati, vi fanno cortocircuito. Il riciclo, ad esempio, non può intendersi come una pratica virtuosa eccezionale, perché è solo un’abitudine millenaria di ragionevole buon senso che nasce già con i primi esperimenti di metallurgia e che nessuno ha mai abbandonato. L'oro, i diamanti e le gemme preziose non vengono mai sprecati, ma sempre raccolti, rifusi, ritagliati e riutilizzati (approfondisci).
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Un'azienda orafa può essere responsabile o anche sostenibile.
Agire in maniera responsabile vuol dire fare le cose semplicemente in modo giusto: assicurarsi che le proprie pratiche rispettino dei requisiti, obbligatori o volontari, che hanno lo scopo di tutelare i diritti umani, la salute, la sicurezza e il compenso equo dei lavoratori, e la salvaguardia ambientale. In Italia alcuni requisiti obbligatori, anche se estremamente minimi, sono sanciti dallo European Union regulation on responsible sourcing of 'conflict minerals' (in vigore dal 2021). Tra i requisiti volontari, che però dovrebbero rappresentare l'impegno minimo di ogni azienda orafa, l'esempio più importante è costituito dall'OECD Due Diligence Guidance.
Quando tutte le pratiche di responsabilità saranno state implementate con successo, allora si potrà considerare di migliorare cominciando a promuovere pratiche di approvvigionamento sostenibile.
Operare in maniera sostenibile, infatti, significa fare di più, ovvero meglio e bene: generare un impatto anche positivo per le comunità e/o per l'ambiente. Le aziende sostenibili conoscono veramente le loro filiere, sanno dove potrebbero generare più effetti positivi e agiscono, anche collaborando con altri per ampliare la portata di questo impatto; sono trasparenti sui loro progressi e militano pubblicamente in favore dell'approccio sostenibile.
Se con l'espressione «gioielleria etica» si vuole intendere degli artefatti capaci di generare un impatto positivo in virtù della loro stessa ideazione, realizzazione e commercializzazione, allora la sua strada dovrà essere, fin dove possibile, quella della sostenibilità.
Scegliere di utilizzare e supportare solo materiali preziosi buoni non è stata - e non sarà mai - la scelta più semplice da fare, ma è l’unica che posso concepire. Bello e buono si sovrappongono e rivelano a vicenda, perciò credo che non sia possibile creare qualcosa di pregevole ignorando la storia dei materiali impiegati, mancando di cura verso ciò che ci circonda, anche quando questo approccio impedisce la messa in forma del gioiello stesso.
"Se la società, se l'uomo progredisce, è perché genera. Non c'è progresso senza creazione, creatività, generazione di idee, cura di altri uomini, cura di nuove generazioni, di impresa, di avventura, di scoperta, di invenzione."
Giuseppe Morici