Alla fine ci sono riuscita, ma nel fare mi sono spinta così lontano - ho trovato così tanto - che non posso presentarvi l'anello separandolo da tutto quello che la sua progettazione ha ispirato e reso necessario inventare.
Non nasce durante la ricerca, ma da quello che da essa è inseparabile: la possibilità dell'errore e le responsabilità verso di esso.
Ho sbagliato qualche volta nel tagliare ed incidere le perle, che la testa vede bene ma le mani devono ancora imparare a fare. Allora, dopo tanto pensare, le ho sfaccettate ed incorniciate - fogli d'oro che riempiono il vuoto e fanno ammenda.
Trovare il modo di tenere le perle assieme è stata la prima complessità da comprendere per poter realizzare quel gioiello che tanto avevo nei pensieri.
Le perle, in generale, vengono sempre incollate ai gioielli, ma questo approccio non sono mai riuscita a farlo mio, preferendo invece utilizzare la colla solo come supporto in fase di costruzione.
Il ritratto esatto di un momento: una perla che sta per sprofondare nell'oro e l'oro che sta per avviluppare una perla.
La delicatezza di un'unione tutt'altro che facile: la gentilezza della materia che si modifica per accogliere l'altro.
Un abbraccio, semplicemente.
Due perle, una che sconfina nell'altra, nel desiderio di stringersi tanto forte da fondersi.
Così strette, allora, diventano uno e dei fili d'oro le proteggono con tanta sacralità che quasi vi affondano.
Parte dei progressi, delle ricerche e del lavoro che comincerà a fiorire dalla fine del 2024, sarà reso possibile da un finanziamento ricevuto dall'Unione Europea e dall'iniziativa Next Generation EU, a premio della visione portata avanti per un decennio e al progetto per la sua evoluzione futura.